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VELENI:COSA E' UTILE SAPERE E COSA FARE

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VELENI:COSA E' UTILE SAPERE E COSA FARE Empty VELENI:COSA E' UTILE SAPERE E COSA FARE

Messaggio Da Carolina&Divina Mar Lug 06, 2010 9:04 am

I VELENI USATI PER LA PREPARAZIONE DI ESCHE E BOCCONI SONO TANTI E QUASI TUTTI POTENZIALMENTE MORTALI.


E' BENE RICORDARE CHE:


1) LA VELOCITA' DI AZIONE DEI VELENI NON E' UGUALE PER TUTTI I TIPI DI VELENO:

- CERTI TIPI DI VELENI HANNO UN EFFETTO PRESSOCHE' IMMEDIATO ( ES. STRICNINA ) E QUANDO I SINTOMI COMINCIANO A MANIFESTARSI , SPESSO PURTROPPO E' GIA' TROPPO TARDI.
- ALTRI TIPI DI VELENO ( ES. TOPICIDI RODENTICIDI ) HANNO ESORDIO LENTO E SUBDOLO, ANCHE 48-72 ORE DOPO L'INGESTIONE , CON SINTOMI VAGHI DI DEBOLEZZA , PERDITA DELL'APPETITO , ANEMIA , ECC.


2) LA GRAVITA' DEI SINTOMI E' DIPENDENTE DA:

- DOSE del VELENO cioè quantità di veleno assunto
- PESO e MOLE dell'animale che assume la dose del veleno
- TIPO di VELENO
- TEMPO TRASCORSO dal momento dell'ingestione del veleno


QUANDO PREOCCUPARSI?

PREOCCUPATEVI SUBITO SE NOTATE CHE IL VOSTRO CANE DURANTE UNA PASSEGGIATA SI FERMA A MANGIARE QUALCOSA CHE HA TROVATO IN MEZZO ALLA VEGETAZIONE O ALL'INTERNO DI SACCHETTI LASCIATI SUL TERRENO , SOPPRATTUTTO SE POI RAPIDAMENTE INIZIA A PERDERE L'EQUILIBRIO, AD AVERE DIFFICOLTA' A SOSTENERSI SULLE ZAMPE, A PRESENTARE SALIVAZIONE INTENSA , A RESPIRARE AFFANNOSAMENTE , A MANIFESTARE TREMORI GENERALIZZATI O AD AVERE CONVULSIONI.


COSA FARE?

CERCATE IMMEDIATAMENTE DI PROCURARGLI IL VOMITO, PERCHE' FARGLI ESPELLERE IL BOCCONE AVVELENATO E' L'UNICA MANIERA PER TENTARE DI SALVARLO.


COME FARE ?

PER FAR VOMITARE IL CANE SOMMINISTRATEGLI PER VIA ORALE:
- ACQUA CON SALE FINE DISCIOLTO ( = soluzione salina soprasatura ) aggiungere quantità progressive di sale fine in un bicchiere d'acqua mescolando bene fino a che rimane sale non disciolto sul fondo del bicchiere ; far bere al cane fino a che non inizia ad avere sforzi di vomito


OPPURE

- ACQUA OSSIGENATA A 10 VOLUMI ( quella che si usa per la medicazione delle ferite ) far bere al cane nella dose di circa 1 ml di acqua ossigenata per ogni Kg. di PESO del CANE

VI CONVIENE AVERE SEMPRE CON VOI UNO DI QUESTI DUE EMETICI IN CASO DI SCAMPAGNATE, DAL MOMENTO CHE ORMAI LA MAGGIOR PARTE DELLE ZONE E' A RISCHIO PER QUEL CHE RIGUARDA LA PRESENZA DI BOCCONI AVVELENATI.


PER FAR VOMITARE IL CANE:

ASPIRARE LA SOLUZIONE SALINA o L'ACQUA OSSIGENATA CON UNA SIRINGA da 5 ml o, meglio, da 10 ml, POI TOGLIERE L'AGO, SOLLEVARE IL LABBRO SUPERIORE DEL CANE DA UN LATO E APPOGGIARE IL BECCUCCIO DELLA SIRINGA APPENA DIETRO I DENTI CANINI, DOVE IN TUTTI I CANI E' PRESENTE UNO SPAZIO LIBERO DA DENTI.
NON CERCARE DI TENER APERTA LA BOCCA A FORZA, MA TENERE IL MUSO APPENA SOLLEVATO VERSO L'ALTO E PREMERE LO STANTUFFO DELLA SIRINGA SPINGENDO POCO ALLA VOLTA NELLA BOCCA DEL CANE IL CONTENUTO DELLA SIRINGA STESSA.
SI EVITERA' COSI' IL RISCHIO CHE IL LIQUIDO VADA DI TRAVERSO E PROVOCHI POLMONITE AB INGESTIS.
NON TENTARE DI FAR VOMITARE IL CANE METTENDOGLI LE DITA IN GOLA: E' UN SISTEMA NON SOLO POCO EFFICACE MA ANCHE RISCHIOSO PERCHE' IL CANE POTREBBE MORDERCI INVOLONTARIAMENTE, SOPRATTUTTO SE HA GIA' TREMORI E CONTRAZIONI
SI PUO' EVENTUALMENTE RIPETERE LA SOMMINISTRAZIONE DOPO 10-15 MINUTI SE CON LA PRIMA DOSE NON SIAMO RIUSCITI A PROVOCARE IL VOMITO.
IN OGNI CASO POI SI DEVE PORTARE RAPIDAMENTE IL CANE DAL VETERINARIO, CHE APPRONTERA' TUTTE LE TERAPIE NECESSARIE E SPECIFICHE IN RELAZIONE AL TIPO DI VELENO ASSUNTO.

NOTA:QUANTO RIPORTATO SI RIVOLGE IN PARTICOLAR MODO AI POSSESSORI DI CANI; QUESTI, INFATTI, SONO GLI ANIMALI D'AFFEZIONE PIU' ESPOSTI AL RISCHIO AVVELENAMENTO.



In questa seconda parte si elencano alcuni dei più diffusi veleni con i quali i cani, in particolar modo, potrebbero venire in contatto.


ORGANOFOSFATI o ESTERI FOSFORICI


CARBAMATI

Sono generalmente usati in agricoltura o in zootecnia come insetticidi e antiparassitari; sono presenti anche nei collari antipulci.
Stato fisico: cristalli incolori o tendenti al bianco/giallastro; sono tossici per ingestione, ma possono esserlo anche per contatto attraverso la cute.
Antidoto: ATROPINA SOLFATO
I sintomi dell'intossicazione possono comparire dopo 30 minuti o più ore, a seconda della quantità del veleno assunto, si verificano: lacrimazione, nausea, vomito, coliche addominali, diarrea, broncospasmo, incontinenza urinaria, tremori e, nei casi più gravi, convulsioni, coma e morte per arresto cardiocircolatorio.
Far vomitare il prima possibile l'animale e rivolgersi subito al veterinario.


METALDEIDE

E' il principale componente dei veleni usati in agricoltura e giardinaggio.
Stato fisico: esca di colore azzurro-blu o verde; è tossica per ingestione.
NON ESISTONO ANTIDOTI SPECIFICI
I sintomi si verificano solitamente dopo 1-3 ore dall'ingestione; si verificano: agitazione, stato nervoso, spasmi muscolari, tremori, tachicardia, vomito dal caratteristico odore di formaldeide, diarrea verdastra, ipertermia (42-43 °C), nei casi più gravi conculsioni, coma e morte per insufficienza respiratoria.
Far vomitare l'animale il prima possibile e rivolgersi subito al veterinario per le terapie del caso.


STRICNINA

E' un pesticida molto usato in passato, tuttora diffuso in alcune regioni d'Italia per la preparazione di esche.
Stato fisico: polvere biancastra di sapore amaro, è tossica per ingestione e viene assorbita molto rapidamente dal tratto gastroenterico.
NON ESISTONO ANTIDOTI SPECIFICI
I sintomi appaiono entro 10-30 minuti dall'ingestione; l'intervallo di tempo tra i sintomi e la morte varia tra 1 minuto e 3 ore, si verificano: irrigidimento dei muscoli del collo e della testa, labbra retratte, contrazioni generalizzate, eccessi convulsivi da ipereccitabilità a qualunque rumore o stimolo tattile e visivo, ipertermia; la morte avviene per arresto respiratorio, la coscienza rimane lucida..
Far vomitare SUBITO l'animale se è stata appena ingoiata l'esca avvelenata; se i sintomi sono già iniziati non ha senso tentare di svuotare lo stomaco; rivolgersi al veterinario per le terapie del caso.


TALLIO - ARSENICO

Trattasi di sostanze velenose presenti nei veleni per topi, scarafaggi, formiche; il loro uso è meno comune rispetto ai veleni già trattati.
NON ESISTONO ANTIDOTI SPECIFICI
I sintomi possono comparire in un arco di tempo compreso tra 30 minuti e diverse ore dall'ingestione del veleno; si verificano: vomito, diarrea anche emorragica, dolore addominale, debolezza muscolare, tremori, insufficienza renale acuta, coma e morte.
Far vomitare l'animale appena possibile e rivolgersi al veterinario per le terapie del caso

GLICOLE ETILENICO (ANTIGELO)

Un particolare avvelenamento: Il liquido antigelo del radiatore.

Tra le varie cause di avvelenamento non dobbiamo trascurare quelle dovute alla ingestione del liquido antigelo, contenuto nel radiatore della nostra automobile. Si tratta del così detto glicole etilenico, un liquido inodore, dal sapore dolciastro e quindi gradito al cane, che può ingerirlo: Esso è anche costituente di prodotti antiruggine, soluzioni per pellicole, solventi, che ,quindi, possono rappresentare fonti di intossicazione.

Assai complesse sono le trasformazioni che avvengono nell'organismo, allorché questa sostanza venga assunta , in quanto nel fegato il glicole etilenico viene ridotto ad acido ossalico, il quale si unisce al calcio per dare vita all'ossalato di calcio, che porta alla comparsa di una sindrome clinica piuttosto grave.

Possono insorgere sintomi a carico del sistema nervoso, come crisi convulsive, difficoltà a camminare, perdita di coscienza, vomito, a ciò può conseguire un aumento della frequenza cardiaca e respiratoria ed infine una grave sintomatologia a carico dell'apparato urinario, in seguito al comparire di un'insufficienza renale. L'animale, pertanto, manifesta depressione, vomito, diarrea, blocco dell'urinazione.

Non facile risulta il giudizio circa le possibilità di guarigione o meno dell'animale colpito , in quanto dipende dalla quantità di liquido ingerito, dal tempo intercorso tra assunzione del tossico ed intervento veterinario, che , nel caso di immediatezza, consisterà nel procedere all'esecuzione di una lavanda gastrica o nell'induzione del vomito, per cercare sia di allontanare la sostanza tossica che di diminuirne il suo assorbimento a livello enterico.

La comparsa di una sintomatologia manifesta riferibile all'intossicazione da glicole etilenico è certamente da riguardare con estrema preoccupazione circa le possibilità di sopravvivenza del cane.


RODENTICIDI ANTICOAGULANTI (VELENO PER TOPI)

Parliamo di una eventualità purtroppo abbastanza frequente che riguarda l'ingestione accidentale o dolosa da parte dei nostri piccoli animali domestici di esche avvelenate con rodenticidi: il cane e il gatto infatti sono soggetti a questi incidenti sia per la loro curiosità famelica che li porta a scovare anche esche ben nascoste, sia perché possono consumare le carogne di roditori morti in seguito all'ingestione del rodenticida.

Innanzitutto diciamo subito che tra i rodenticidi vengono incluse numerose sostanze anche molto diverse sia dal punto di vista chimico che come meccanismi d'azione, ma per semplicità oggi vorrei parlare soltanto di quelli ad attività anticoagulante (che poi sono anche quelli più diffusi e usati).

Questi ultimi appartengono comunque ad un gruppo di vari composti, a diversa struttura chimica, ma dotati allo stesso modo della capacità di alterare il processo fisiologico della coagulazione del sangue. I principali rodenticidi ad azione anticoagulante sono per lo più idrossicumarinici di prima generazione (Warfarin e Cumarina) e di seconda generazione (Brodifacum e Bromadiolone).

Tutti questi composti si trovano in esche preconfezionate con aggiunta di sulfonamide che potenzia la loro attività anticoagulante inibendo a livello intestinale la crescita dei microorganismi preposti alla sintesi di Vit.K.

Il loro meccanismo d'azione infatti si basa proprio sul consumo delle riserve epatiche di tale vitamina, che entra come coenzima nella fase finale di attivazione di ben quattro fattori della coagulazione: fattore II (PROTROMBINA), fattore VII (PROCONVERTINA) , fattore IX (FATTORE ANTIEMOFILICO B) e fattore X (FATTORE DI STUART).

Non essendoci nessun effetto diretto sui fattori già circolanti, la comparsa dei sintomi si verifica man mano che viene consumata la Vit.K accumulata nel fegato, con un ritardo di circa 2 - 7 giorni dall'assunzione, in dipendenza dalla quantità assunta e dalle condizioni dell'organismo stesso (ricordiamo ad esempio che i cuccioli sono quelli più sensibili perché fisiologicamente carenti di tale vitamina).

Ma vediamo quali sono i sintomi che dovrebbero far suonare il campanello d'allarme in ogni proprietario: diciamo subito che il quadro clinico che compare è quello dovuto a una grave perdita di sangue.
Purtroppo la sindrome emorragica non ha sempre una localizzazione precisa ed evidenziabile con facilità, di conseguenza dovremmo spesso basarci sui sintomi indiretti come:
- una forte depressione del sensorio,
- anoressia (perdita di appetito),
- estrema debolezza (astenia),
- pallore delle mucose,
- dispnea,
- tosse,
- ipotermia o al contrario febbre (conseguente a cospicue emorragie interne),
- incapacità a mantenere la stazione quadrupedale e comunque difficoltà a muoversi (atassia) sino al manifestarsi in certi casi di vere e proprie convulsioni (dovute ad emorragie intracraniche).

A volte invece le emorragie si rendono da subito ben evidenti e allora avremo:
- melena (feci picee, segno di sangue digerito proveniente dal primo tratto dell'apparato gastroenterico)
- epistassi (colio di sangue dal naso)
- ematemesi (vomito con sangue)
- ematuria (sangue nelle urine)
- sanguinamento gengivale
- copiose perdite di sangue da piccole ferite, che si arrestano con difficoltà
- emorragie interne (emartro, emotorace o emoperitoneo).

Per quanto riguarda la diagnosi diciamo che oltre ai sintomi conseguenti alle emorragie in corso, pur non esistendo analisi specifiche, si ricorre solitamente alla verifica dei tempi di coagulazione che appaiono alterati in corso di avvelenamento da rodenticidi e tal proposito sono particolarmente parlanti l'allungamento dell'APTT (tempo di tromboplastina parziale attivata) e del PT (tempo di protrombina), due parametri che si usano tra l'altro anche per monitorare la risposta alla terapia e soprattutto per capire quando può essere interrotta.

Fortunatamente questo è difatti uno dei pochi avvelenamenti in cui esiste una terapia antidotica valida che consiste proprio nella somministrazione prolungata (da 1 a 3 settimane) di vitamina K1 (fitomenadione), sino al ripristino delle riserve epatiche consumate dal veleno e alla normalizzazione dei tempi di coagulazione.

L'induzione del vomito è consigliato in caso di ingestione recente del veleno (entro 30-60 minuti) o in alternativa (se non sono passate più di 2-4 ore) si può ricorrere alla lavanda gastrica, così come alla somministrazione di carbone attivo in dosi ripetute, in grado di ridurre l'assorbimento del tossico o eventualmente un purgante salino od osmotico per facilitarne l'espulsione con le feci.
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