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ALLERGIA ALIMENTARE
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ALLERGIA ALIMENTARE
IL RUOLO FONDAMENTALE DELLA DIETA AD ELIMINAZIONE
PER LA DIAGNOSI DI ALLERGIA ALIMENTARE
Clinica veterinaria Castel San Giovanni (Pc)
Via Montanara n°12 Tel. 0523-884045
L’allergia o ipersensibilità alimentare è una reazione avversa immunologica conseguente all’ingestione di un alimento o di un additivo alimentare.
Nel cane l’allergia alimentare rappresenta la terza malattia allergica più frequente dopo l’allergia al morso di pulce e l’atopia anche se fino al 75% dei casi è associata all’una o all’altra malattia.
Il sintomo principale è rappresentato dal prurito persistente non stagionale che può essere accompagnato da lesioni primarie e secondarie: eritema, papule, placche, pustole, croste, alopecia, scaglie, ulcere, iperpigmentazioni e lichenificazioni.
Infezioni batteriche e fungine rappresentano comuni complicazioni secondarie, mentre sintomi gastroenterici come vomito, diarrea e coliche sono stati osservati solo nel 10-15% dei soggetti.
Le regioni del corpo in cui più frequentemente si sviluppa il prurito sono: addome, ascelle, inguine, zampe, aree periorbitali ed orecchie, anche se in alcuni casi l’unico segno clinico può essere l’otite esterna mono o bilaterale.
Le responsabili della reazione allergica sono le glicoproteine di peso molecolare compreso tra 10 e 70 kDa, ( studi recenti indicano che potrebbero essere sufficienti dimensioni comprese tra 3 e 5 kDa ) solubili in acqua e stabili ai trattamenti con calore, acidi e proteasi.
Studi compiuti su un campione di 278 cani con reazioni avverse al cibo hanno evidenziato che nel 75% dei casi la responsabilità era da attribuire alla carne bovina, ai prodotti lattiero caseari e al grano. Nel 25% dei casi al pollo, agnello, uova e soia, raramente al maiale, mais, riso e pesce.
Una corretta diagnosi di allergia alimentare si esegue innanzitutto escludendo le altre possibili cause di prurito riconducibili ad ectoparassitosi quali pulci, cheiletiella, rogna sarcoptica e da infezioni sostenute da malassezia e stafilococco intermedius. Qualora il prurito persista anche dopo gli opportuni trattamenti farmacologici, è doveroso prendere in considerazione una dermatopatia allergica intraprendendo uno specifico iter diagnostico, allo scopo di escludere preliminarmente l’ipersensibilità alimentare.
Numerosi ricercatori negli ultimi anni hanno tentato di definire opportuni sistemi, sia in-vitro che in-vivo, per individuare l’ipersensibilità alimentare in modo rapido ed efficace.
Tra questi sia le prove intradermiche che i test sierologici per l’identificazione e la quantificazione di IgE allergene-specifiche eseguite mediante RAST (radioallergosorbent test) o ELISA (enzime-linked immunoassorbent assay) non hanno dato gli esiti sperati, rivelandosi metodi poco accurati.
Il gold standard method per emettere una diagnosi precisa ed affidabile di allergia alimentare nel cane resta pertanto la somministrazione di una dieta ad eliminazione, seguita dalla reintroduzione della dieta abituale e dai test di provocazione con i singoli ingredienti.
L’indicazione più appropriata è quella di somministrarla per almeno 10 settimane. Se superato questo periodo il prurito rimane, si può escludere l’ipotesi di allergia ai componenti della dieta ingerita in precedenza.. Se invece durante l’assunzione della dieta di restrizione i segni clinici si risolvono, la dieta abituale viene reintrodotta fino a dimostrare la comparsa dei sintomi (generalmente nell’arco di 14 giorni) quale sua diretta conseguenza.
Poiché la dieta contiene normalmente più fonti proteiche, l’ultima fase del trial alimentare prevede di definire quali siano quelle responsabili dell’insorgenza della patologia, pertanto dopo aver riportato il soggetto in condizione asintomatica somministrando nuovamente la dieta ad eliminazione, si deve introdurre un alimento per volta tra i costituenti della vecchia dieta (test di provocazione), per un periodo massimo di 2 settimane ciascuno osservando la risposta clinica dell’animale.
E’ importante rispettare tutte e tre le fasi dell’iter diagnostico (1-dieta ad eliminazione; 2- dieta vecchia; 3-test di provocazione), non eseguire la seconda fase potrebbe portare alla mancata identificazione di allergeni alimentari e ad una diagnosi di ipersensibilità non riuscita o poco chiara. E’ fondamentale non somministrare nessun altro alimento per tutta la durata della dieta ad eliminazione (incluse pastiglie o tavolette antibiotiche o antiparassitarie o per profilassi nei confronti della filaria).
CARATTERISTICHE DELLA DIETA AD ELIMINAZIONE
Le proteine contenute nella dieta devono essere altamente digeribili, non devono essere presenti additivi alimentari e contenere livelli limitati di ammine biogene vasoattive come l’istamina.
Va sottolineato che in uno studio condotto sui mangimi commercializzati in Nord America si rilevava la presenza di quantità variabili di istamina e che in alcuni di essi la quantità presente era sufficiente a scatenare una reazione idiosincrasica in soggetti sensibili. Tale evenienza è maggiore in alimenti contenenti pesce (tonno, sgombro, sardine ed acciughe).
SCELTA DI UNA DIETA AD ELIMINAZIONE
Dieta casalinga:
La maggior parte dei Veterinari dermatologi concorda sull’uso della preparazione casalinga poiché, di fatto, rappresenta il solo modo per garantire un rigido controllo degli alimenti ingeriti dall’animale. A conferma di ciò alcuni studi hanno riportato che cani con reazioni avverse al cibo miglioravano quando alimentati con una dieta ad eliminazione casalinga, ma manifestavano una esacerbazione dei segni clinici se la dieta era sostituita con prodotti commerciali contenenti gli stessi ingredienti. Questo risultato è probabilmente imputabile alla presenza di additivi (coloranti, appetitizzanti, conservanti) normalmente inclusi negli alimenti commerciali, verso i quali si può scatenare la reazione allergica, o ai processi produttivi dei mangimi in grado di alterare i principi nutritivi presenti, rendendoli potenziali allergeni.
In genere questa tipologia di dieta, pur avendo il vantaggio di essere priva di additivi, è spesso incompleta, poiché facilmente carente in acidi grassi essenziali, vitamine e minerali ed il suo uso prolungato potrebbe portare a problemi di sottonutrizione. Questo la rende particolarmente inadatta a soggetti giovani in fase di crescita, nei quali un consumo superiore alle tre settimane potrebbe già portare allo sviluppo di gravi stadi carenziali.
I problemi pratici legati alla somministrazione di questa dieta consistono nella laboriosità e nel tempo impegato per la preparazione.
Dieta commerciale:
Le diete commerciali sono pratiche da somministrare , generalmente appetibili e hanno un rapporto di nutrienti bilanciato.
Esistono tre tipologie di prodotti commerciali:
1. Prodotti costituiti da una unica fonte di carboidrati e proteine
2. Prodotti costituiti da idrolisati proteici e da carboidrati ( Hill’s d/d - Royal Canin Hypoallergen )
3. Prodotti contenenti idrolisati proteici e amido di mais o patata (Hill’s z/d ultra e z/d low allergen )
Numerosi studi hanno dimostrato che esiste una cross-reattività fra proteine appartenenti a specie animali differenti, direttamente correlata alla affinità filogenetica della specie (cioè tra mammiferi, tra pesci, tra uccelli)
Nell’uomo e nel cane è stata dimostrata una cross-reattività allergica tra carne bovina, latte ed agnello (nell’uomo anche verso carne di cervo).
In base a questi dati a cani con conclamata allergia verso una specifica carne sarebbe opportuno evitare di somministrare fonti proteiche provenienti da specie affini (a cani allergici a carne di bovino o altri mammiferi sarà più prudente somministrare carne di avicoli o di pesce).
FONTE https://www.facebook.com/note.php?note_id=73368964537
PER LA DIAGNOSI DI ALLERGIA ALIMENTARE
Clinica veterinaria Castel San Giovanni (Pc)
Via Montanara n°12 Tel. 0523-884045
L’allergia o ipersensibilità alimentare è una reazione avversa immunologica conseguente all’ingestione di un alimento o di un additivo alimentare.
Nel cane l’allergia alimentare rappresenta la terza malattia allergica più frequente dopo l’allergia al morso di pulce e l’atopia anche se fino al 75% dei casi è associata all’una o all’altra malattia.
Il sintomo principale è rappresentato dal prurito persistente non stagionale che può essere accompagnato da lesioni primarie e secondarie: eritema, papule, placche, pustole, croste, alopecia, scaglie, ulcere, iperpigmentazioni e lichenificazioni.
Infezioni batteriche e fungine rappresentano comuni complicazioni secondarie, mentre sintomi gastroenterici come vomito, diarrea e coliche sono stati osservati solo nel 10-15% dei soggetti.
Le regioni del corpo in cui più frequentemente si sviluppa il prurito sono: addome, ascelle, inguine, zampe, aree periorbitali ed orecchie, anche se in alcuni casi l’unico segno clinico può essere l’otite esterna mono o bilaterale.
Le responsabili della reazione allergica sono le glicoproteine di peso molecolare compreso tra 10 e 70 kDa, ( studi recenti indicano che potrebbero essere sufficienti dimensioni comprese tra 3 e 5 kDa ) solubili in acqua e stabili ai trattamenti con calore, acidi e proteasi.
Studi compiuti su un campione di 278 cani con reazioni avverse al cibo hanno evidenziato che nel 75% dei casi la responsabilità era da attribuire alla carne bovina, ai prodotti lattiero caseari e al grano. Nel 25% dei casi al pollo, agnello, uova e soia, raramente al maiale, mais, riso e pesce.
Una corretta diagnosi di allergia alimentare si esegue innanzitutto escludendo le altre possibili cause di prurito riconducibili ad ectoparassitosi quali pulci, cheiletiella, rogna sarcoptica e da infezioni sostenute da malassezia e stafilococco intermedius. Qualora il prurito persista anche dopo gli opportuni trattamenti farmacologici, è doveroso prendere in considerazione una dermatopatia allergica intraprendendo uno specifico iter diagnostico, allo scopo di escludere preliminarmente l’ipersensibilità alimentare.
Numerosi ricercatori negli ultimi anni hanno tentato di definire opportuni sistemi, sia in-vitro che in-vivo, per individuare l’ipersensibilità alimentare in modo rapido ed efficace.
Tra questi sia le prove intradermiche che i test sierologici per l’identificazione e la quantificazione di IgE allergene-specifiche eseguite mediante RAST (radioallergosorbent test) o ELISA (enzime-linked immunoassorbent assay) non hanno dato gli esiti sperati, rivelandosi metodi poco accurati.
Il gold standard method per emettere una diagnosi precisa ed affidabile di allergia alimentare nel cane resta pertanto la somministrazione di una dieta ad eliminazione, seguita dalla reintroduzione della dieta abituale e dai test di provocazione con i singoli ingredienti.
L’indicazione più appropriata è quella di somministrarla per almeno 10 settimane. Se superato questo periodo il prurito rimane, si può escludere l’ipotesi di allergia ai componenti della dieta ingerita in precedenza.. Se invece durante l’assunzione della dieta di restrizione i segni clinici si risolvono, la dieta abituale viene reintrodotta fino a dimostrare la comparsa dei sintomi (generalmente nell’arco di 14 giorni) quale sua diretta conseguenza.
Poiché la dieta contiene normalmente più fonti proteiche, l’ultima fase del trial alimentare prevede di definire quali siano quelle responsabili dell’insorgenza della patologia, pertanto dopo aver riportato il soggetto in condizione asintomatica somministrando nuovamente la dieta ad eliminazione, si deve introdurre un alimento per volta tra i costituenti della vecchia dieta (test di provocazione), per un periodo massimo di 2 settimane ciascuno osservando la risposta clinica dell’animale.
E’ importante rispettare tutte e tre le fasi dell’iter diagnostico (1-dieta ad eliminazione; 2- dieta vecchia; 3-test di provocazione), non eseguire la seconda fase potrebbe portare alla mancata identificazione di allergeni alimentari e ad una diagnosi di ipersensibilità non riuscita o poco chiara. E’ fondamentale non somministrare nessun altro alimento per tutta la durata della dieta ad eliminazione (incluse pastiglie o tavolette antibiotiche o antiparassitarie o per profilassi nei confronti della filaria).
CARATTERISTICHE DELLA DIETA AD ELIMINAZIONE
Le proteine contenute nella dieta devono essere altamente digeribili, non devono essere presenti additivi alimentari e contenere livelli limitati di ammine biogene vasoattive come l’istamina.
Va sottolineato che in uno studio condotto sui mangimi commercializzati in Nord America si rilevava la presenza di quantità variabili di istamina e che in alcuni di essi la quantità presente era sufficiente a scatenare una reazione idiosincrasica in soggetti sensibili. Tale evenienza è maggiore in alimenti contenenti pesce (tonno, sgombro, sardine ed acciughe).
SCELTA DI UNA DIETA AD ELIMINAZIONE
Dieta casalinga:
La maggior parte dei Veterinari dermatologi concorda sull’uso della preparazione casalinga poiché, di fatto, rappresenta il solo modo per garantire un rigido controllo degli alimenti ingeriti dall’animale. A conferma di ciò alcuni studi hanno riportato che cani con reazioni avverse al cibo miglioravano quando alimentati con una dieta ad eliminazione casalinga, ma manifestavano una esacerbazione dei segni clinici se la dieta era sostituita con prodotti commerciali contenenti gli stessi ingredienti. Questo risultato è probabilmente imputabile alla presenza di additivi (coloranti, appetitizzanti, conservanti) normalmente inclusi negli alimenti commerciali, verso i quali si può scatenare la reazione allergica, o ai processi produttivi dei mangimi in grado di alterare i principi nutritivi presenti, rendendoli potenziali allergeni.
In genere questa tipologia di dieta, pur avendo il vantaggio di essere priva di additivi, è spesso incompleta, poiché facilmente carente in acidi grassi essenziali, vitamine e minerali ed il suo uso prolungato potrebbe portare a problemi di sottonutrizione. Questo la rende particolarmente inadatta a soggetti giovani in fase di crescita, nei quali un consumo superiore alle tre settimane potrebbe già portare allo sviluppo di gravi stadi carenziali.
I problemi pratici legati alla somministrazione di questa dieta consistono nella laboriosità e nel tempo impegato per la preparazione.
Dieta commerciale:
Le diete commerciali sono pratiche da somministrare , generalmente appetibili e hanno un rapporto di nutrienti bilanciato.
Esistono tre tipologie di prodotti commerciali:
1. Prodotti costituiti da una unica fonte di carboidrati e proteine
2. Prodotti costituiti da idrolisati proteici e da carboidrati ( Hill’s d/d - Royal Canin Hypoallergen )
3. Prodotti contenenti idrolisati proteici e amido di mais o patata (Hill’s z/d ultra e z/d low allergen )
Numerosi studi hanno dimostrato che esiste una cross-reattività fra proteine appartenenti a specie animali differenti, direttamente correlata alla affinità filogenetica della specie (cioè tra mammiferi, tra pesci, tra uccelli)
Nell’uomo e nel cane è stata dimostrata una cross-reattività allergica tra carne bovina, latte ed agnello (nell’uomo anche verso carne di cervo).
In base a questi dati a cani con conclamata allergia verso una specifica carne sarebbe opportuno evitare di somministrare fonti proteiche provenienti da specie affini (a cani allergici a carne di bovino o altri mammiferi sarà più prudente somministrare carne di avicoli o di pesce).
FONTE https://www.facebook.com/note.php?note_id=73368964537
anna & beby- Utente TopClick
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Data d'iscrizione : 08.03.10
Re: ALLERGIA ALIMENTARE
per evitare l'insorgere di allergie alimentari
si consiglia di svezare i cuccioli con le prime pappe a base di coniglio e agnello ,essendo alimenti che da adulti difficilmente mangeranno,
si consiglia di svezare i cuccioli con le prime pappe a base di coniglio e agnello ,essendo alimenti che da adulti difficilmente mangeranno,
allevamento della venezia- Admin
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