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La miniaturizzazione come pericolo ( ossia sui Toy, Teacup, Mini, Micro, Nani, Mosca )
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La miniaturizzazione come pericolo ( ossia sui Toy, Teacup, Mini, Micro, Nani, Mosca )
"POCKET" E "TEA-CUP" DOGS La moda dei cani miniaturizzati
di Valeria Rossi
“Ho uno yorkshire toy” è sempre stata una della frasi-simbolo della “cuggineria” popolare in tema cinofilo.
Infatti solo i più sprovveduti credono ancora che lo yorkshire abbia taglie diverse: in realtà esiste un unico standard che prevede un peso massimo di 3,178 kg.
I cani più piccoli sono yorkshire piccoli (e non nani o toy), mentre quelli più grossi non sono "yorkshire giganti", ma cani fuori taglia e fuori standard.
Punto e basta.
Purtroppo ciò che sembra semplicissimo sulla carta non lo è nella realtà dei fatti.
Provate infatti a cercare “yorkshire toy” su un qualsiasi motore di ricerca...e verrete letteralmente “sotterrati” da annunci come questo:
“Allevo e dispongo cucciolate di:
SPITZ piccolo bianchi e rossi;
YORKSHIRE toy e nani, nero focati e acciaio.
Cuccioli di circa 50/60/70 gg, maschi e femmine, sverminati e vaccinati, microcippati, con e senza pedigrèe LOI.”
Ale’! Con pedigree, senza pedigree, toy e nani, neri focati...e che altro?
Sembrava che la fantasia dei cagnari non potesse esprimersi più di così.
E invece, purtroppo, c’è riuscita.
Prima di andare oltre vorrei premettere che c’è una SOLA razza da compagnia in cui si trovano effettivamente diverse taglie: ed è il barbone.
Il suo Standard infatti distingue: grande mole (il cosiddetto “barbone gigante”), medio, nano e toy (o miniature).
Tutti gli altri (chihuahua,yorkshire, maltesi, bolognesi, shih-tzu eccetera) hanno una sola taglia.
Purtroppo cagnari e negozianti si guardano bene dal fare riferimento allo Standard, visto che solitamente dispongono solo di cani atipici e fuori taglia: quindi rifilano impunemente ai clienti yorkshire toy, maltesi nani e shih-tzu giganti, facendoli passare per razze pregiatissime e ovviamente costosissime.
Il fatto è che ormai, per la fantasia popolare, cominciava a mancare una dote assai ricercata: la rarità!
Perché non ci vuole più nulla ad avere uno “yorkshire toy” o un “maltese nano”! Caspiterina...basta aprire una qualsiasi rivista o navigare in internet per sfogliare centinaia di annunci che non propongono praticamente altro!
Così la fantasia malata dei cagnari ha fatto il “salto di qualità”.
E pochi giorni fa, nella sala d’attesa del mio veterinario, ho avuto l’onore di incontrare una signora che teneva in braccio qualcosa che a prima vista mi è sembrato un grosso topo a pelo lungo: focalizzando meglio lo sguardo ho deciso che no, non era un topo, ma un cane...insomma, “quasi” un cane. Un piccolissimo meticcio con seri problemi di nanismo e di rachitismo.
Non poteva pesare più di un chilo, presentava drammatici occhi a palla (irritati e arrossati) e aveva le zampe clamorosamente storte, per tacere della cifosi che lo faceva apparire ingobbito anche da sdraiato.
Se mai mi fosse nato un povero cucciolo malformato come quello, credo proprio che l’avrei soppresso alla nascita.
Ma prima che avessi il tempo di fare una gaffe clamorosa, perché era mia intenzione chiedere alla padrona se il tentativo di tenerlo in vita fosse un atto di pietoso coraggio, la signora aveva già notato il mio interesse per il top...pardon, cane. Ed era già partita in tromba con il pistolotto.
Visto che meraviglia?
Visto che piccolo? (embe’...sì...)
E poi la domanda da cento milioni di dollari: “Scommetto che non sa cos’è!”
Ora, trent’anni di esperienza cinofila non mi avranno insegnato moltissimo...ma una cosa l’ho imparata di certo: ho imparato a non rispondere MAI a una domanda come questa.
Perché se ti azzardi a rispondere quello che pensi davvero (e cioè: “certo che lo so: è un meticcio”) ti sei fatto un nemico per la vita.
Anche in questo caso, quindi, non ho trovato di meglio che inalberare il classico sorriso ebete da “no, non lo so, non mi intendo AFFATTO di cani e aspetto solo che lei mi spieghi tutto” e tenere il becco chiuso (oltretutto ero lì con la mia gatta, e nulla poteva lasciare intendere che capissi qualcosa di cani).
Ho scoperto così che il top...pardon, cane aveva dieci mesi, pesava 950 grammi e apparteneva a una razza rarissima, di recente creazione.
La signora l’aveva comprato in negozio (ma va’? chi l’avrebbe mai detto) pagandolo millecinquecento euro (e qui ho avuto un momentaneo mancamento). Ho scoperto che sì, era un po’ caro..ma ne valeva la pena perché era un soggetto rarissimo (e due) e preziosissimo.
La suspence cresceva, ma con noi in sala d’aspetto c’era una terza persona: un signore che – a differenza di me – conosceva benissimo i cani, e che a quel punto intervenne: “Ma è uno yorkshire toy, no? Ce l’ha anche mia figlia!”
E finalmente l’orgogliosa proprietaria poté giocare la sua carta vincente: NOOOOO, non era un semplice yorkshire toy!
Scherziamo? Quelli ormai ce li hanno tutti! (con occhiatina di palese commiserazione al signore, e per estensione anche alla figlia).
Il SUO cane da millecinquecento euro era (rullo di tamburi) un teacup yorkshire!
Il cane che sta dentro una tazza da tè!A quel punto stavo ormai facendo sforzi inumani per tenere la bocca chiusa e non esplodere... ma per fortuna in quel momento si aprì la porta dello studio e la signora entrò dal medico, lasciandomi a rimuginare da sola su questa nuova moda del cane miniaturizzato.
Quando arrivò il mio turno, prima ancora di tirar fuori la mia gatta dal trasportino domandai al veterinario cosa pensasse del cliente che era appena uscito.
“Cosa vuoi che ne pensi? – mi rispose – E’ uno scherzo della natura!”
“Ma gliel’hai detto, alla padrona?”
Lui mi guardò con un sorrisetto ironico: “Io con questo lavoro ci campo. – rispose – Quanti clienti credi che avrei ancora, se dicessi a ognuno di loro cosa penso dei loro yorkshire nani, dei dobermann giganti e di tutto il resto? Tira fuori la gatta, va’”.
Tirai fuori la gatta.
Capisco anch’io quando è il momento di stare zitta.
Solo che...se la gente che sa qualcosa di cani, per quieto vivere, tace; se i veterinari tacciono per non perdere i clienti; e se il resto del mondo è composto da gente che “non” sa nulla di cani, quindi non ha idea dei problemi che si nascondono dietro a tutti questi cani pocket, teacup e affini... chi caspita glielo spiega, agli aspiranti acquirenti di cuccioli, che dove “piccolo” va bene, talora “piccolissimo” può significare guai?
Potrebbe dirglielo un Giudice, se mai approdassero al ring di un’esposizione: ma il 99% dei proprietari di cani, in expo, non ci andrà mai.
Quindi...che succede?
Succede che la signora di cui sopra se ne va felicemente in giro per il mondo presentando a tutti il suo teacup yorkshire come cane rarissimo e pregiatissimo...e invogliando altri neofiti disinformati ad imitarla nell’acquisto di topi malriusciti.
E infatti, un paio di mesi dopo l’incontro che vi ho raccontato, navigando in rete mi sono imbattuta in questo accorato appello:
TEACUP YORKSHIRE!?! Il GRIDO di tutti gli Allevatori, che amano e selezionano seriamente questa stupenda razza, e' ormai un appello non ascoltato da troppa gente!
Chi per convenienza affaristica...chi per egocentrismo, chi perché desidera a fianco a sé non un cane, ma un giocattolo...avvalla sempre più questa distorta immagine di uno Yorkshire Terrier che addirittura ormai si vuole mettere dentro ad una TAZZA da THE!
Che fare per fermare tutto ciò?
Vi preghiamo di non fomentare ciò che distrugge una razza, portandola ad avere oltretutto gravi problemi di salute!
Vi prego ascoltateci, lo Yorkie è un cane bello solo se ben equilibrato nelle sue misure!
E poi 3Kg di cane...ma che cosa sono...non è forse già minuscolo?
Scommetto che pesa di più la borsa della vostra spesa, non e' vero? AIUTATECI, GRAZIE!
Chi ha scritto queste parole?
Un gruppo di allevatori.
Già immagino la reazione di chi penserà:“Ma certo! Gli allevatori fanno la guerra a questi splendidi cagnolini...perché devono vendere i loro!”
Ma non è questa la realtà.
Infatti, se i cani pocket, teacup e quant’altro fossero cani NORMALI e SANI...i Club di razza non avrebbero alcun problema a riconoscerli e ad inserirli nello Standard.
Che fastidio gli darebbe? Gli allevatori avrebbero una possibilità di vendita in più... e questo normalmente non dà proprio fastidio a nessuno.
Se i microcani NON sono riconosciuti, un motivo c’è: anzi, ce n’è una lunga serie, consistente in tutti i problemi di salute legati al nanismo.
Eccone un elenco:
-dentature deboli e incomplete (non c’è abbastanza spazio in bocca) e conseguenti problemi di alimentazione;
- occhi globosi, sporgenti, facilissimi ad infiammazioni e irritazioni e - per alcune razze - predisposti al distacco della retina;
- fontanella del cranio aperta anche nell’adulto, con conseguente estrema delicatezza del cranio stesso (in pratica il cane può morire cadendo da venti centimetri di altezza);
- schiene ingobbite (cifosi);
- zampe corte e storte
- rachitismo
- lussazione della rotula
- epilessia
- difficoltà di monta per i maschi
- difficoltà di parto per le femmine, che richiedono quasi immancabilmente il cesareo: solo che anche operare un cane di queste dimensioni diventa un’impresa improba.
(- Io aggiungerei, parlando della Razza Chihuahua, che spesso i soggetti troppo piccoli sono soggetti che presentano idrocefalia, con conseguenti crisi d’ equilibrio di origine chiaramente neurologica e mancanza di ossigenazione nel sangue e/o crisi di ipoglicemia ).
Perfino il carattere ne risente: forse proprio perché si sentono costantemente in pericolo, i cani troppo piccoli sono spesso nevrastenici, abbaioni e anche mordaci.
Serve altro?
Eppure tutto questo “sfacelo” non basta a tenere a bada un pubblico che sembra letteralmente “affamato di miniaturizzazione”: diversi allevatori mi hanno detto che se per caso provano a spiegare a un cliente in cerca di “teacup dogs” che in realtà va cercando guai, questo quasi si offende (oppure pensa che gli stai raccontando frottole solo perché NON HAI il cane che lui vorrebbe, e speri di rifilargli un “immane mostro” come un yorkie da tre chili).
Continua sul sito cinofilo “ Ti presento il cane”
http://www.tipresentoilcane.com/Archivio/Leggi.php?id=Allevamento&Mese=Febbraio&anno=2003
P.S :Il testo dell’ articolo è invariato se non per una postilla da me posta tra i problemi di salute potenzialmente annessi al nanismo.
Fonte : Alessandra Pelini
di Valeria Rossi
“Ho uno yorkshire toy” è sempre stata una della frasi-simbolo della “cuggineria” popolare in tema cinofilo.
Infatti solo i più sprovveduti credono ancora che lo yorkshire abbia taglie diverse: in realtà esiste un unico standard che prevede un peso massimo di 3,178 kg.
I cani più piccoli sono yorkshire piccoli (e non nani o toy), mentre quelli più grossi non sono "yorkshire giganti", ma cani fuori taglia e fuori standard.
Punto e basta.
Purtroppo ciò che sembra semplicissimo sulla carta non lo è nella realtà dei fatti.
Provate infatti a cercare “yorkshire toy” su un qualsiasi motore di ricerca...e verrete letteralmente “sotterrati” da annunci come questo:
“Allevo e dispongo cucciolate di:
SPITZ piccolo bianchi e rossi;
YORKSHIRE toy e nani, nero focati e acciaio.
Cuccioli di circa 50/60/70 gg, maschi e femmine, sverminati e vaccinati, microcippati, con e senza pedigrèe LOI.”
Ale’! Con pedigree, senza pedigree, toy e nani, neri focati...e che altro?
Sembrava che la fantasia dei cagnari non potesse esprimersi più di così.
E invece, purtroppo, c’è riuscita.
Prima di andare oltre vorrei premettere che c’è una SOLA razza da compagnia in cui si trovano effettivamente diverse taglie: ed è il barbone.
Il suo Standard infatti distingue: grande mole (il cosiddetto “barbone gigante”), medio, nano e toy (o miniature).
Tutti gli altri (chihuahua,yorkshire, maltesi, bolognesi, shih-tzu eccetera) hanno una sola taglia.
Purtroppo cagnari e negozianti si guardano bene dal fare riferimento allo Standard, visto che solitamente dispongono solo di cani atipici e fuori taglia: quindi rifilano impunemente ai clienti yorkshire toy, maltesi nani e shih-tzu giganti, facendoli passare per razze pregiatissime e ovviamente costosissime.
Il fatto è che ormai, per la fantasia popolare, cominciava a mancare una dote assai ricercata: la rarità!
Perché non ci vuole più nulla ad avere uno “yorkshire toy” o un “maltese nano”! Caspiterina...basta aprire una qualsiasi rivista o navigare in internet per sfogliare centinaia di annunci che non propongono praticamente altro!
Così la fantasia malata dei cagnari ha fatto il “salto di qualità”.
E pochi giorni fa, nella sala d’attesa del mio veterinario, ho avuto l’onore di incontrare una signora che teneva in braccio qualcosa che a prima vista mi è sembrato un grosso topo a pelo lungo: focalizzando meglio lo sguardo ho deciso che no, non era un topo, ma un cane...insomma, “quasi” un cane. Un piccolissimo meticcio con seri problemi di nanismo e di rachitismo.
Non poteva pesare più di un chilo, presentava drammatici occhi a palla (irritati e arrossati) e aveva le zampe clamorosamente storte, per tacere della cifosi che lo faceva apparire ingobbito anche da sdraiato.
Se mai mi fosse nato un povero cucciolo malformato come quello, credo proprio che l’avrei soppresso alla nascita.
Ma prima che avessi il tempo di fare una gaffe clamorosa, perché era mia intenzione chiedere alla padrona se il tentativo di tenerlo in vita fosse un atto di pietoso coraggio, la signora aveva già notato il mio interesse per il top...pardon, cane. Ed era già partita in tromba con il pistolotto.
Visto che meraviglia?
Visto che piccolo? (embe’...sì...)
E poi la domanda da cento milioni di dollari: “Scommetto che non sa cos’è!”
Ora, trent’anni di esperienza cinofila non mi avranno insegnato moltissimo...ma una cosa l’ho imparata di certo: ho imparato a non rispondere MAI a una domanda come questa.
Perché se ti azzardi a rispondere quello che pensi davvero (e cioè: “certo che lo so: è un meticcio”) ti sei fatto un nemico per la vita.
Anche in questo caso, quindi, non ho trovato di meglio che inalberare il classico sorriso ebete da “no, non lo so, non mi intendo AFFATTO di cani e aspetto solo che lei mi spieghi tutto” e tenere il becco chiuso (oltretutto ero lì con la mia gatta, e nulla poteva lasciare intendere che capissi qualcosa di cani).
Ho scoperto così che il top...pardon, cane aveva dieci mesi, pesava 950 grammi e apparteneva a una razza rarissima, di recente creazione.
La signora l’aveva comprato in negozio (ma va’? chi l’avrebbe mai detto) pagandolo millecinquecento euro (e qui ho avuto un momentaneo mancamento). Ho scoperto che sì, era un po’ caro..ma ne valeva la pena perché era un soggetto rarissimo (e due) e preziosissimo.
La suspence cresceva, ma con noi in sala d’aspetto c’era una terza persona: un signore che – a differenza di me – conosceva benissimo i cani, e che a quel punto intervenne: “Ma è uno yorkshire toy, no? Ce l’ha anche mia figlia!”
E finalmente l’orgogliosa proprietaria poté giocare la sua carta vincente: NOOOOO, non era un semplice yorkshire toy!
Scherziamo? Quelli ormai ce li hanno tutti! (con occhiatina di palese commiserazione al signore, e per estensione anche alla figlia).
Il SUO cane da millecinquecento euro era (rullo di tamburi) un teacup yorkshire!
Il cane che sta dentro una tazza da tè!A quel punto stavo ormai facendo sforzi inumani per tenere la bocca chiusa e non esplodere... ma per fortuna in quel momento si aprì la porta dello studio e la signora entrò dal medico, lasciandomi a rimuginare da sola su questa nuova moda del cane miniaturizzato.
Quando arrivò il mio turno, prima ancora di tirar fuori la mia gatta dal trasportino domandai al veterinario cosa pensasse del cliente che era appena uscito.
“Cosa vuoi che ne pensi? – mi rispose – E’ uno scherzo della natura!”
“Ma gliel’hai detto, alla padrona?”
Lui mi guardò con un sorrisetto ironico: “Io con questo lavoro ci campo. – rispose – Quanti clienti credi che avrei ancora, se dicessi a ognuno di loro cosa penso dei loro yorkshire nani, dei dobermann giganti e di tutto il resto? Tira fuori la gatta, va’”.
Tirai fuori la gatta.
Capisco anch’io quando è il momento di stare zitta.
Solo che...se la gente che sa qualcosa di cani, per quieto vivere, tace; se i veterinari tacciono per non perdere i clienti; e se il resto del mondo è composto da gente che “non” sa nulla di cani, quindi non ha idea dei problemi che si nascondono dietro a tutti questi cani pocket, teacup e affini... chi caspita glielo spiega, agli aspiranti acquirenti di cuccioli, che dove “piccolo” va bene, talora “piccolissimo” può significare guai?
Potrebbe dirglielo un Giudice, se mai approdassero al ring di un’esposizione: ma il 99% dei proprietari di cani, in expo, non ci andrà mai.
Quindi...che succede?
Succede che la signora di cui sopra se ne va felicemente in giro per il mondo presentando a tutti il suo teacup yorkshire come cane rarissimo e pregiatissimo...e invogliando altri neofiti disinformati ad imitarla nell’acquisto di topi malriusciti.
E infatti, un paio di mesi dopo l’incontro che vi ho raccontato, navigando in rete mi sono imbattuta in questo accorato appello:
TEACUP YORKSHIRE!?! Il GRIDO di tutti gli Allevatori, che amano e selezionano seriamente questa stupenda razza, e' ormai un appello non ascoltato da troppa gente!
Chi per convenienza affaristica...chi per egocentrismo, chi perché desidera a fianco a sé non un cane, ma un giocattolo...avvalla sempre più questa distorta immagine di uno Yorkshire Terrier che addirittura ormai si vuole mettere dentro ad una TAZZA da THE!
Che fare per fermare tutto ciò?
Vi preghiamo di non fomentare ciò che distrugge una razza, portandola ad avere oltretutto gravi problemi di salute!
Vi prego ascoltateci, lo Yorkie è un cane bello solo se ben equilibrato nelle sue misure!
E poi 3Kg di cane...ma che cosa sono...non è forse già minuscolo?
Scommetto che pesa di più la borsa della vostra spesa, non e' vero? AIUTATECI, GRAZIE!
Chi ha scritto queste parole?
Un gruppo di allevatori.
Già immagino la reazione di chi penserà:“Ma certo! Gli allevatori fanno la guerra a questi splendidi cagnolini...perché devono vendere i loro!”
Ma non è questa la realtà.
Infatti, se i cani pocket, teacup e quant’altro fossero cani NORMALI e SANI...i Club di razza non avrebbero alcun problema a riconoscerli e ad inserirli nello Standard.
Che fastidio gli darebbe? Gli allevatori avrebbero una possibilità di vendita in più... e questo normalmente non dà proprio fastidio a nessuno.
Se i microcani NON sono riconosciuti, un motivo c’è: anzi, ce n’è una lunga serie, consistente in tutti i problemi di salute legati al nanismo.
Eccone un elenco:
-dentature deboli e incomplete (non c’è abbastanza spazio in bocca) e conseguenti problemi di alimentazione;
- occhi globosi, sporgenti, facilissimi ad infiammazioni e irritazioni e - per alcune razze - predisposti al distacco della retina;
- fontanella del cranio aperta anche nell’adulto, con conseguente estrema delicatezza del cranio stesso (in pratica il cane può morire cadendo da venti centimetri di altezza);
- schiene ingobbite (cifosi);
- zampe corte e storte
- rachitismo
- lussazione della rotula
- epilessia
- difficoltà di monta per i maschi
- difficoltà di parto per le femmine, che richiedono quasi immancabilmente il cesareo: solo che anche operare un cane di queste dimensioni diventa un’impresa improba.
(- Io aggiungerei, parlando della Razza Chihuahua, che spesso i soggetti troppo piccoli sono soggetti che presentano idrocefalia, con conseguenti crisi d’ equilibrio di origine chiaramente neurologica e mancanza di ossigenazione nel sangue e/o crisi di ipoglicemia ).
Perfino il carattere ne risente: forse proprio perché si sentono costantemente in pericolo, i cani troppo piccoli sono spesso nevrastenici, abbaioni e anche mordaci.
Serve altro?
Eppure tutto questo “sfacelo” non basta a tenere a bada un pubblico che sembra letteralmente “affamato di miniaturizzazione”: diversi allevatori mi hanno detto che se per caso provano a spiegare a un cliente in cerca di “teacup dogs” che in realtà va cercando guai, questo quasi si offende (oppure pensa che gli stai raccontando frottole solo perché NON HAI il cane che lui vorrebbe, e speri di rifilargli un “immane mostro” come un yorkie da tre chili).
Continua sul sito cinofilo “ Ti presento il cane”
http://www.tipresentoilcane.com/Archivio/Leggi.php?id=Allevamento&Mese=Febbraio&anno=2003
P.S :Il testo dell’ articolo è invariato se non per una postilla da me posta tra i problemi di salute potenzialmente annessi al nanismo.
Fonte : Alessandra Pelini
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